sabato, 20 Aprile 2024

Italia a due velocità sui binari: alta velocità vs treni regionali

Continua a viaggiare a due velocità l’Italia dei treni. Si passa dai successi dei Frecciarossa e di Italo, ai tagli a treni regionali e Intercity: fanalino di coda – con qualche eccezione – ancora una volta è il Sud, dove i treni regionali sono sempre più vecchi, lenti e lontani dagli standard europei. 

Tanto che secondo Pendolaria 2015, il dossier di Legambiente sul trasporto ferroviario pendolare in tutt’Italia, complessivamente, in tutto il Meridione, viaggiano meno treni che nella sola Lombardia.   

Nel rapporto di Legambiente (secondo la quale l’avvicendamento tra Maurizio Lupi e Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture ha portato alcuni cambiamenti positivi) si rileva che, comunque, le persone che usano il treno sono in aumento, soprattutto i Frecciarossa e Italo, e ai mezzi sempre più moderni e veloci che transitano tra Salerno, Torino e Venezia, fanno da contraltare la progressiva riduzione degli Intercity e dei convogli a lunga percorrenza su tutte le altre direttrici nazionale, dove si è fermi agli anni ’80.

Sono due milioni e 842mila i passeggeri che ogni giorno usano il servizio ferroviario regionale con un aumento del 2,5% rispetto al 2014.    

In Lombardia sono arrivati a 703mila (con un +4,9%), crescono anche in Puglia (+2,8%), mentre diminuiscono in Sardegna (-9,4%) e in Umbria (-3,3%). Emblematica la situazione in Campania, dove malgrado i pendolari siano tornati a crescere, siamo comunque a -130mila al giorno rispetto al 2009, e in Piemonte, dove dopo la cancellazione di 14 linee, sono 35.000 i viaggiatori al giorno in meno rispetto al 2011.

La ragione di queste differenti dinamiche – spiega il dossier di Legambiente – è nei tagli al servizio ferroviario regionale che, dal 2010, sono stati pari al 6,5%, con punte del 18,9% in Basilicata, del 26,4% in Calabria, del 15,1% in Campania e del 13,8% in Liguria.

In parallelo il record di aumento del costo dei biglietti si è registrato in Piemonte con +47%, in Liguria del 41%, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. In alcuni territori sono invece proprio scomparsi i treni, visto che in questi anni sono state chiusi 1.189 chilometri di linee ferroviarie.     

 

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