domenica, 22 Dicembre 2024

65% hotel a rischio, sburocratizzazione e digitale per la ripresa

Il 65% degli hotel e dei ristoranti italiani rischia di chiudere entro l’anno, con un possibile impatto occupazionale di circa 1 milione di posti di lavoro. Il pieno recupero dei volumi del 2019 è atteso non prima del 2022-2023.

I dati sono emersi nel corso del terzo Digital Event promosso da Pwc Italia “Italia 2021 – Competenze per riavviare il futuro” in cui sono state indiciate le dieci priorità per il rilancio del comparto: aumentare la resilienza dei modelli di business; dedicare incentivi adeguati al settore; fare leva sulla digitalizzazione per un’esperienza di viaggio sempre più personalizzata; ampliare e riqualificare l’offerta turistica; prevedere interventi infrastrutturali e di trasporto; investire nella formazione professionale; superare la frammentazione del settore; accelerare la definizione di un’offerta turistica sostenibile; rendere più efficace la comunicazione delle attrazioni e del brand Italia e cogliere il potenziale delle tecnologie digitali. Istituzioni, aziende e operatori concordano sul fatto che le infrastrutture digitali e materiali giocheranno un ruolo fondamentale per sostenere il turismo.

“Il digitale sta giocando un ruolo fondamentale nella fase pandemica e del rilancio, soprattutto nell’ambito della comunicazione turistica. In una logica di sistema Paese può aiutare a superare i limiti derivanti dalla frammentazione del nostro sistema ricettivo”, ha affermato Stefano Bravo, partner PwC Italia e Consumer Markets Leader.

“Quello che serve al turismo serve all’industria italiana tutta per ripartire. E’ necessario sburocratizzare, ma bisogna anche intervenire sul fisco che è insopportabile e ci penalizza”, ha osservato Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria.

Dello stesso avviso Gabriele Burgio, presidente e ad di Alpitour, che ha chiesto al pubblico “chiarezza, uniformità delle norme, altrimenti diventa difficile investire. In Italia sono aumentati i prezzi, dobbiamo alzare il livello di qualità e il pubblico può fare molto in questo senso”. Con una critica: “Dedichiamo il 90% del tempo alle analisi, l’1% scarso alle proposte vere. Ed è urgente intervenire”.

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