La visita in frantoio piace ma ancora non è per tutti: ad averlo fatto negli ultimi tre anni è solo il 15% di italiani, percentuale che sale al 19% nel caso di persone alla ricerca di esperienze enogastronomiche. È quanto emerge nella prima edizione del Rapporto sul turismo dell’olio, presentato in occasione del premio Ercole Olivario 2024, un settore con ampi margini di crescita legati anche al contenuto healthy e all’inserimento dell’olio Evo come prodotto di bellezza e di cura della persona, dalla tavola alle spa e ai centri benessere.
E proprio per far decollare l’oleoturismo nasce la collaborazione delle associazioni Città dell’Olio, Unaprol-Coldiretti con Roberta Garibaldi, professore universitario e autrice dell’indagine. Un’alleanza che ha dato vita anche al primo portale nazionale dedicato al turismo dell’olio, dove sarà possibile acquistare pacchetti turistici delle 300 aziende selezionate, numero destinato ad aumentare. Secondo il rapporto, l’esperienza in frantoio piace più agli over 65 anni (23%), percentuale che scende all’11% tra i 18-24 anni e al 10% tra i 25 e i 34. Forte è comunque l’appeal dell’extravergine, dei luoghi di produzione.
La leva principale è la shopping-tasting experience: il 72% degli intervistati vorrebbe acquistare il prodotto a prezzi interessanti e il 70% degustare l’olio in abbinamento a prodotti del luogo. Ad interessare è anche il turismo attivo: il 70% vorrebbe vedere come si produce, il 64% partecipare alla raccolta delle olive e il 65% sogna una cena a lume di candela tra gli oliveti. Il 57%, punterebbe a centri benessere che offrono trattamenti all’olio e il 70% provare al ristorante diverse tipologie di olio in abbinamento ai piatti degustati durante la cena. Da evidenziare, infine, il forte collegamento tra olio e patrimonio storico: il 73% dei turisti enogastronomici vorrebbe visitare un frantoio storico, il 72% ambirebbe al soggiorno in una dimora storica con oliveto e orciaia al proprio interno e il 59% visitare un museo dedicato allextravergine.
“Questo turismo è una grande opportunità per dare valore al prodotto – fa sapere Michele Sonnessa, presidente Città dell’Olio – dobbiamo far percepire il plus dell’extravergine”. Secondo Di Noia, direttore Unaprol, è importante formare nuovi professionisti, in grado di lavorare sull’accoglienza dei clienti, sullo sviluppo di nuovi servizi e utilizzare le nuove tecnologie”.