“Se arriviamo entro il mese di maggio a zero contagi noi chiederemo al governo nazionale di riaprire la Sicilia”. Lo ha anticipato il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, partecipando a “Cento Città” su Radio Uno. Rispetto al contenuto numero dei contagi al confronto con altre aree del Paese, Musumeci ha detto: “Vogliamo capitalizzare questo risultato, frutto di un gioco di squadra con una programmazione sana e improntata sulla chiusura”.
“Pensiamo che la Sicilia – ha aggiunto – possa giocarsi una bella partita nel settore del turismo: questo tasso assolutamente basso del contagio può consentire una certa sicurezza almeno per un turismo locale che muove comunque alcuni milioni di persone. Stiamo consentendo agli stabilimenti balneari di aprire a giugno, riapriamo i musei, regaliamo le visite guidate, pacchetti con notti gratuite in albergo. Se arriviamo entro maggio, come speriamo, potrò chiedere al governo nazionale anche di riaprire la Sicilia”.
Secondo quanto ha poi riferito l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, il governatore sta definendo una lettera con la quale chiederà al premier Conte “di consentire il riavvio di alcune attività in considerazione del minor numero di contagi”. “Il nuovo Dpcm – ha commentato Turano – è stato per tutti una doccia fredda, in particolare per le categorie produttive siciliane che non saranno in grado di resistere a un prolungamento del lockdown. Ho chiesto alle associazioni in tempi strettissimi un documento che indichi non solo le criticità del Dpcm ma anche dei percorsi possibili di ripartenza ispirati al principio della gradualità e del recepimento delle fondamentali misure di sicurezza e di distanziamento sociale”.
Intanto per oggi Musumeci si è dato appuntamento, in videoconferenza, con i colleghi governatori di centrodestra per “giungere a una proposta ampia e convergente per invitare il presidente Conte a modificare le preannunciate disposizioni della Fase 2”. “In Sicilia – ha sottolineato – non abbiamo grandi fabbriche, ma una diffusa presenza di piccole e medie imprese nel commercio, nel turismo, nell’artigianato e nei servizi. Metterle in condizioni di lavorare, nel rispetto assoluto delle norme di sicurezza, è un dovere del governo nazionale. Se proprio non vuole farlo, autorizzi le Regioni ad adottare le misure che risultino compatibili con la situazione epidemica locale”.