sabato, 4 Maggio 2024

Turismo, Sicilia, Governo… prospettive e problemi

Skal Club Palermo: cronistoria di uno sviluppo cercato e mai trovato

Salvatore Scalisi, nella sua qualità di presidente dello Skal Club Palermo, è stato uno dei primi a raccogliere il nostro invito sul tema “Sicilia, cosa vuoi fare da grande?”. Ecco il suo contributo. 
“Mi compiaccio con voi per l’iniziativa “Sicilia, cosa vuoi fare da grande?” su cui vorrei offrire il mio contributo di idee ma anche prendere spunto per offrire la disponibilità del nostro sodalizio a rilanciare questo tema in un prossimo incontro conviviale secondo una data da concordare. 
“Credo che il problema del turismo e della Sicilia – scrive Scalisi – sia uno dei tanti che continuano ad aleggiare nell’aria, del quale ognuno vuole occuparsi perché ha la sua soluzione, e come per i fumi dei vulcani siciliani restano nell’aria senza mai posarsi, senza fare danno o trovare soluzioni adatte.
Il nostro statuto regionale, statuto speciale, attribuisce il turismo tra le materie nella quali la Regione stessa ha titolarità esclusiva. Ma la Sicilia in questi primi 30 anni non mai ha pensato di legiferare sul turismo in maniera organica, ha invece preferito utilizzare le leve e gli strumenti statali. In realtà in quei primi trenta anni una traccia di progetto c’era: si fece una azienda regionale alberghiera che creò piccoli e significativi alberghi in località oggi di sicuro interesse (Erice, Taormina Castelmola) con la logica del circuito regionale. Con la legge regionale 78 del ‘76 si arrivò a tracciare una prima linea di politica del turismo che correndo parallela a quella che erogava i contribuiti ai voli charter puntava sul turismo di massa. La legge del 1976 concluse il laborioso e difficile periodo post terremoto del Belice dal quale l’immagine turistica siciliana uscì distrutta.
Sino ad allora la Sicilia aveva due forti prodotti turistici: il giro di Sicilia, lanciato dalla storica Cit sin dai tempi del Fascismo, e i Soggiorni Mare.
Nel 1979 la regione consoce una ventata di rinnovamento: diventa presidente della regione Piersanti Mattarella che, da politico accorto e anticipatore di tempi, mette in moto un complesso meccanismo di riforma: da una parte la regione e dall’altra i comuni. Con due apposite leggi il presidente Mattarella interviene inoltre per riscrivere l’articolazione della regione nei suoi assessorati e trasferisce ai comuni compiti anche nel settore del turismo. Ma il disegno riformatore del Presidente Mattarella viene interrotto da una vigliacca mano assassina. La politica regionale, dopo qualche tempo di stasi, riprende il suo percorso riformatore con la legge 9 del 1986 che istituisce le province regionali e in applicazione di una norma della legge quadro del 1983 trasferisce gli enti provinciali turismo alle province regionali. La legge quadro del 1983 verrà recepita solo nel 1996, ovviamente solo parzialmente, accogliendo la classifica alberghiera e recuperando il gap che aveva provocato gravi danni all’offerta turistica siciliana rispetto a quella nazionale.
In questi anni, negli anni cioè che vanno dal 1986 ad oggi, ogni assessore, ogni deputato che si sia occupato di turismo ha pensato, scritto e presentato il “suo” ddl sul turismo in Sicilia.
Oggi la legge di riforma, appena approvata e appena impugnata in alcune sue parti dal commissario dello stato, ha il merito di aver affrontato il problema e di aver fatto depositare “i fumi dei vulcani siciliani” in un atto amministrativo che se non è certamente quello che le categorie imprenditoriali desideravano è certamente da considerarsi un punto di partenza per il prossimo governo regionale.
Credo infatti che Raffaele Lombardo e l’assessore Titti Bufardeci dovranno fermarsi a riflettere sulla attuale organizzazione dell’amministrazione regionale, pensata nel 1979, moderna per quei tempi ma oggi superata dalla logica della dipartimentalità e dalla necessità di gestire le risorse in maniera integrata e sinergica.
Con l’attuale legge sul turismo, si assisterà ancora alla presenza di comuni siciliani alle borse e fiere, alle sagre ed ai grandi eventi promossi una manciata di giorni prima della loro realizzazione, senza programmazione che consenta di vendere il prodotto Sicilia.
Ecco, la cosa vera, nella Legge cd Granata, oltre a non aver messo mano a tutto quello che di necessario si doveva fare prima, ci si è dimenticati pure che il turismo è prima di tutto un prodotto, che un prodotto si deve vendere e per venderlo ci deve essere una confezione (packaging), e che questo prodotto non lo fa un solo imprenditore, ma tutti quelli che stanno nella filiera, dall’aeroporto/porto/stazione all’ultimo e piccolo bar di paese. Di questo ci si è dimenticato, ma c’è tempo. Ospitiamo turisti da 4000 anni e continueremo ad ospitarli a dispetto dei siciliani.
Intanto confidiamo nel governatore Lombardo. La speranza, del resto è l’ultima a morire…, ma non vorremmo avesse ragione chi dice che chi di speranza campa disperato muore".
 
 

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