venerdì, 8 Novembre 2024

Terremoto Belice: Poggioreale come Pompei, Sgarbi dispone vincolo conservativo

Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei Beni culturali in Sicilia, ha disposto di sottoporre a vincolo conservativo e di tutela il centro storico della vecchia Poggioreale, in provincia di Trapani, la città fantasma rimasta pressoché intatta dopo il terremoto nel Belice del 1968.

“Poggioreale – ha detto Sgarbi in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del terremoto – è uno straordinario teatro di rovine sospeso tra dramma (il terremoto) e poesia (il fascino di una città sospesa nel tempo). E’ una sorta di Pompei che porta i segni della distruzione, ma è anche un luogo della memoria che testimonia la vita, le architetture, i riti di una comunità a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, non a caso scelto come set cinematografico da numerosi registi. Il vincolo di tutela è un segnale forte nell’attesa che si possano definire specifici progetti di promozione in un percorso che comprende il grande ‘Cretto’ di Alberto Burri”.

Intanto, grazie anche ai soldi degli immigrati in Australia sono arrivati i primi aiuti, i sostegni, per fare diventare un’opportunità i ruderi del terremoto. E così è stata recuperata l’antica chiesa madre.    Un altro gioiello già recuperato e messo in sicurezza è l’antico palazzo Agosta che i giovani e i meno giovani del comitato di “Poggioreale antica” hanno fatto diventare un museo spontaneo. Girando per le strade deserte e rovistando tra le macerie, hanno recuperato tanti oggetti di memoria che riportano a una civiltà scomparsa. Da una casa abbandonata hanno tirato fuori una culla. Da un’altra scarpe e valigie lasciate dopo le prime scosse del 14 gennaio. E poi attrezzi agricoli, giornali d’epoca, riviste, corredi di famiglie contadine, lettere, carte. Tante le foto ritrovate che raccontano in bianco e nero la vita del borgo di cinquanta anni fa e oltre: scene di matrimoni con cortei nuziali, fidanzamenti, ritratti familiari. L’obiettivo è quello di ordinare questo materiale con un percorso multimediale su due piani del palazzo. E c’è un altro recupero in cantiere: quello di un antico abbeveratoio che tutti conoscono come il “lavamuli” che serviva per lavare e pulire i muli prima di portarli nelle stalle annesse alle case.

Ma la sfida più grande è quella di cambiare l’economia mettendo in piedi una sorta di “industria delle macerie”. L’idea è quella di muovere l’economia creando l’immagine di una Pompei moderna. Se non servirà a frenare l’emigrazione dei giovani entrerà almeno nei circuiti turistici internazionali e continuerà a essere scelta come set cinematografico.

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