Il 2021 sarà ancora un anno difficile per il turismo: non si potrà fare affidamento sugli stranieri e per una ripartenza reale si dovrà attendere la famosa immunità di gregge. La pensano così Toti Piscopo, delegato Federturismo per Sicindustria, e Vittorio Messina, presidente Assoturismo che intervistati dal Quotidiano di Sicilia ribadiscono come anche per quest’anno la Sicilia dovrà contare ancora sul turismo domestico.
“I maggiori indicatori turistici ed economici – sottolinea Toti Piscopo – dicono che il 2021 sarà un anno ancora estremamente difficile anche se speriamo che la campagna di vaccinazione generi gli effetti positivi che tutti quanti auspichiamo. La gente è ancora pervasa dallo stato di ansia e di paura che limita a consultare le agenzie di viaggi e a prenotare e c’è anche il rischio, per le poche prenotazioni effettuate, che eventuali zone rosse o arancioni nei prossimi mesi facciano sì che i turisti non possano materialmente partire. Temo quindi che quest’anno avrà la stessa rilevanza del 2020 e laddove si raggiungesse la famosa soglia che tutte quante le realtà siano in zona gialla, si potrà fare affidamento sul turismo domestico. Per il medio raggio, molto dipenderà dai vettori aerei e marittimi la cui programmazione è in atto estremamente limitata e flessibile. Io credo dunque che il 2021 sarà ancora un anno di transizione in cui si opererà, ripeto, col turismo domestico come l’anno scorso, mentre quello nazionale e internazionale, sempre che l’aspetto pandemico venga risolto entro quest’anno, riprenderà nel 2022 con una ripresa lenta e graduale che potrà maturare nel 2023, con la ripresa del turismo internazionale e di fascia medio alta. Purtroppo, gli effetti della pandemia sono assolutamente imprevedibili e comunque non appena cesserà occorrerà prepararsi a fronteggiare una concorrenza senza precedenti, essendo interesse di tutti i mercati recuperare flussi turistici. Dobbiamo superare la fase di approssimazione che sinora ci ha caratterizzato, sviluppare una cultura d’impresa ed individuare un modello di organizzazione pubblica più efficiente e molto più qualificata. Pubblico e privato si devono confrontare ed individuare una visione comune per un riposizionamento strategico dell’offerta turistica siciliana che sia più competitiva e più attrattiva. Non dimentichiamo che, parallelamente all’emergenza sanitaria, va fronteggiata quella economica e sociale. Il turismo, come settore economico, potrà dare il suo grande contributo, se sarà messo in condizione di fronteggiare le destinazioni competitor. Puntare sulla formazione del personale, sulla sua alfabetizzazione alle lingue straniere dal cinese all’arabo, dal russo al giapponese oltre che quelle tradizionali. Differenziare e riqualificare la ricettività puntando sulla fascia del turismo per i disabili e su quella della salute e del benessere in cui anche i borghi o i centri minori insieme a quelli rurali, potrebbero trovare un valido posizionamento. Tutto possibile se privilegiamo la capacità del fare rispetto a quella del dire”.
“Il 2021 – sottolinea Vittorio Messina – si presenta molto simile al 2020 per quanto riguarda presenze e flussi turistici, quindi noi ce la giochiamo tutta. Ci avevano detto che una volta scoperto il vaccino tutto il mondo si sarebbe rimesso a viaggiare, così non è stato perché abbiamo capito che una volta scoperto occorre venga diffuso e da questo punto di vista siamo preoccupati soprattutto per il ritardo nella campagna vaccinale. È chiaro che il 2021 passerà, secondo me, come l’anno scorso anche se potremo vedere qualche raggio di luce nella stagione estiva grazie al turismo balneare che, come nel 2020, permetterà di fare qualche numero per contenere le perdite, più che parlare di guadagni e utili, ma sarà anche questo un anno da archiviare come di grossa crisi e in cui la pandemia continua a spiegare per intero i suoi effetti negativi. È chiaro che oggi basta guardare i voli aerei per constatare come ce ne siano solo due Ryanair e due Alitalia che collegano sia Palermo che Catania con Roma. Questo la dice lunga sul fatto che non si viaggia per affari, soprattutto non si viaggia per turismo, i flussi stranieri sono totalmente assenti e in questo contesto, non credo che il fatto che una realtà siciliana venga dichiarata “capitale italiana della cultura” o “borgo più bello d’Italia” possa smuovere flussi turistici. Superata la pandemia, chiaramente, dobbiamo cercare di essere pronti a questi nastri di partenza e bruciare sul tempo anche altre destinazioni perché la Sicilia non ha solo potenzialità ma anche una realtà turistica che ha saputo dimostrare pre-covid, quindi dobbiamo confermarla recuperando il tempo e le posizioni economiche che abbiamo perso a causa dell’emergenza”.
Nel dopo pandemia potremo ripartire sicuramente dai luoghi meno affollati. Saranno svantaggiate le città d’arte e quei luoghi precedentemente affollati da carovane di turisti perché saranno meno battuti. Non sarà più un turismo di massa ma di ‘una certa tranquillità’. In Sicilia dovremo organizzarci, creare dei percorsi e superare quella sicilianità che spesso blocca noi siciliani ma non chi viene in Sicilia”.