Il cuore delle Dolomiti attraverso lo sguardo della guida Ernst
16 Giugno 2025, 09:30
Chiunque abbia messo piede in montagna almeno una volta nella vita sa che, in particolare d’estate, il modo migliore per goderne appieno è percorrerla in lungo e in largo, dal basso all’alto, su uno dei tracciati che il sole libera dalla neve. In questa situazione, quella della guida è una figura da non perdere di vista, perché rimanere incantati dal panorama è facile, ma capirlo fino in fondo è un’altra cosa.
Ernst, dopo aver indossato i panni del vigile, del soccorritore alpino e dell’operatore della Croce Bianca, una volta raggiunta l’età della pensione ha deciso di dedicarsi alla sua vera passione: portare la gente in montagna. E quando parla di montagna intende la Val d’Ega.

“Le mie escursioni sono “comode”, ma non per questo meno affascinanti – dice Ernst – Arrivo nella hall dell’hotel, vedo i nomi degli iscritti e devo subito capire con chi posso osare e con chi è meglio restare tranquilli. In generale, il mio itinerario del cuore è comunque la Forcella dei Camosci. Ha 600 metri di dislivello e un paesaggio alpino superiore semplicemente meraviglioso”»”.
La caratteristica che rende davvero speciali le sue escursioni è però una filosofia che va oltre il semplice cammino. Seguire Ernst significa affrontare autentici viaggi nel tempo, tra geologia e mito. “In Val d’Ega si trova la ‘culla del porfido’. Qui passano persino gli astronauti della NASA e dell’ESA per addestrarsi! Parliamo di un super-vulcano tra i più grandi mai esistiti. Raccontare tutto questo affascina davvero le persone”, spiega Ernst.
Realizzato nel 1906 all’inizio del gruppo del Catinaccio, il rifugio storico Roda di Vaèl è ad esempio crocevia di diverse escursioni: dalle più semplici, che raggiungono quota 2.000 metri con poco dislivello e sentieri larghi, alle più complesse, fino a 2.600 metri, con tratti attrezzati, ferrate sulle pareti, ideali per escursionisti più allenati e alpinisti. La visuale sul paesaggio.
A gestire questo gioiello è la bergamasca Roberta Silva che dopo la scomparsa 10 anni fa del marito, guida alpina, ha deciso di portare avanti il sogno di famiglia: crescere i due figli nella natura che lui amava. Oggi, Roberta è una altoatesina d’adozione a tutti gli effetti ed è sempre a disposizione per dispensare consigli su uno dei tanti giri nel gruppo del Catinaccio, sulle splendide ferrate della Roda di Vaèl e del Masarè o su altre avventure.