lunedì, 23 Dicembre 2024

In Italia 30mila nuovi ristoranti in 8 anni. Unioncamere: 11,6 mld il giro d’affari

Dilaga la mania per il cibo e non solo in tv. Negli ultimi otto anni in Italia le imprese attive nella ristorazione sono cresciute del 27%, arrivando a quota 142.958 (30mila in più), con una crescita molto pronunciata in particolare nel Centro-Sud. A rilevarlo è uno studio di Unioncamere-InfoCamere, che analizza il periodo 2011-2019.

I protagonisti di questo universo, che nel 2017 hanno realizzato un giro d’affari di 11,6 miliardi di euro, vanno dal piccolo ristorante a conduzione familiare alla grande impresa di respiro globale, passando per le ormai diffusissime reti di franchising della cucina: la suddivisione è sostanzialmente paritaria tra società di capitale (il 32,6% del totale), società di persone (il 31,7%) e imprese individuali (il 34,4%). Un’impresa su quattro è guidata da donne, mentre gli ‘under 35’ e gli stranieri sono all’11%.

Guardando alla classifica delle città Roma stacca tutti con oltre 13mila imprese (+41%), seguita a grande distanza da Milano con 7.786 (+64%). La crescita più sostenuta è però quella di Siracusa (+72%). Delle oltre 30mila realtà in più rilevate a marzo 2019, il 37% è localizzato nel Mezzogiorno e un altro 28% in quelle del Centro, per un incremento esattamente pari al 66% di quello complessivo.

La vivacità maggiore si registra in Sicilia, dove tra 2011 e 2019 si è registrata una crescita del 50% (2.847 imprese in più), Campania (+39,8% corrispondenti a 3.661 realtà in più) e Lazio (+37,3% equivalente a 4.743 operatori in più).

La Lombardia, pur assente dai primi posti della classifica della crescita, è la regione italiana con il maggior numero di ristoranti (20.000) e il saldo più elevato in  all’anno. Con l’eccezione di Milano (al terzo posto con un aumento del 64% nel periodo) le prime cinque piazze della graduatoria sono occupate da province siciliane: Siracusa, Catania, Palermo e Trapani, tutte oltre la soglia del 50% di crescita negli otto anni. All’estremo opposto, due sole le province (Enna e Aosta) in cui la platea della ristorazione, nell’intervallo 2011-2019, si è ristretta.

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