Il Codacons vuole “fare chiarezza sulle 14 ‘Bandiere Blu’ assegnate per il 2018 alla Puglia, e ha presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Bari, Lecce, Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Foggia e Taranto, all’Anac e all’Antitrust “affinché sia fatta finalmente luce sui criteri seguiti dall’ente per il rilascio della famosa ‘bandiera’”.
“Al centro dei sospetti dell’associazione, i rapporti economici, seppur indiretti – viene sottolineato nella nota – esistenti tra i Comuni cui viene rilasciata la Bandiera Blu e la Fee. Sembrerebbe emergere una prassi in cui vi sono dei rapporti economici tra comuni e Fee Italia – scrive il Codacons – Da un lato la procedura di attribuzione della bandiera blu è gratuita, dall’altro sembrerebbero esservi dei costi a carico dei Comuni per erogare corsi di formazione, tramite Fee Italia, alle scuole dei Comuni interessati. Qualora le procedure di attribuzione delle Bandiere fossero sorte sul presupposto – certamente indiretto e non diretto – di un accordo/convenzione o altra forma di fondamento contrattuale con il Comune, è indubbio che si debba procedere a far chiarezza circa le procedure amministrative che hanno determinato sia l’accordo di sponsorizzazione e pubblicità che la stessa realizzazione della procedura di valutazione delle acque”.
Nell’esposto, presentato alle Procure competenti per le località italiane premiate, l’associazione sottolinea poi alcuni casi “anomali come quello di Sellia Marina in Calabria, località che ha ricevuto quest’anno la bandiera blu ma che è al centro di denunce per il grave stato di inquinamento del mare. Proprio perché le bandiere blu sono importanti e preziose e indirizzano migliaia e migliaia di utenti e turisti verso le località premiate, modificandone le scelte economiche con ripercussioni enormi per la collettività e per i comuni, il Codacons – conclude – ha deciso di vederci chiaro anche sulle bandiere assegnate alla Puglia”.